..don't kick an Angel !
questa fu la risposta di Olin Stephens a Niccolò Puccinelli,
fondatore del cantiere CN71, quando, trovandosi nell'ufficio di
New York in un giorno attorno alla metà degli anni '70,
gli chiese se non potesse disegnargli un 35' più moderno.
La "STREGA" ha avuto l'onore di ricevere la visità
del "babbo" Niccolò Puccinelli nell'Aprile di
quest'anno che ci è sembrato ancora molto orgoglioso della
sua piccola creatura: - Farla migliore ?
.. non si può
.. Si, la farei in alluminio, in modo da poterci salire
anche sugli scogli!
34' o 35' purché S&S di Alessio Chiaramonti
Il bell'articolo sull'annuario "Autumn 2003/2004" dell'Associazione
Sparkman&Stephens a proposito del 'S&S 34', barca di eccezionale
valore e successo per le sue vittorie, la bellezza delle linee,
l'aspetto classico ed elegante, la eccellente qualità della
costruzione e delle finiture, almeno nella versione inglese, (il
Morning Glory che ho avuto l'occasione di visitare alcuni anni
fa a Capraia) e definita da E.Heath la "Rolls delle barche",
sento il bisogno di parlare di una barca (ammetto, ...la mia barca)
meno blasonata la cui diffusione molto più limitata è
forse dovuta anche alla irripetibilità dell'insieme di
qualità e condizioni che hanno fatto la fortuna dell'S&S
34'.
Parlo del progetto N° 2008 Impala/Sagitta 35'. Il progetto
è un doppio progetto perché era destinato ad essere
costruito in collaborazione da due cantieri: l'italiano CN'71
di Niccolò Puccinelli era incaricato di realizzare solo
la coperta e le relative controstampate, mentre un cantiere olandese
(di cui non ricordo il nome) avrebbe dovuto realizzare solo lo
scafo, e tutto ciò allo scopo di economizzare sulla costruzione
dei costosi stampi; in effetti poi la collaborazione non decollò
ed ognuno dei due cantieri realizzò la propria barca autonomamente.
Come ho prima accennato la produzione, per lo meno dell'Impala
35' fu limitata a poche decine di esemplari; forse quello fu un
momento di cambiamenti troppo rapidi nello IOR, nel '73 Doug Peterson
fece furore col suo Ganbare e lo stesso CN'71 iniziò la
costruzione dell'Impala 36' derivato proprio dal Gambare. Mentre
non ho notizie sufficienti sulla diffusione della Sagitta. Comunque
le ottime qualità dell'Impala 35' erano sicuramente riconosciute
dallo stesso Olin S. se alla richiesta di Puccinelli, alcuni anni
dopo, di progettargli un nuovo "35'" più moderno
rispose con una espressione tranchant: "....... don't kick
an Angel ! ".
Per parlare del progetto, del quale non ho purtroppo visto il
disegno delle linee d'acqua, è comunque obbligo partire
dal S&S 34', tappa di quella evoluzione che si studia girando
per qualche cantiere livornese o viareggino dove si incontrano
fianco a fianco le barche del cantiere Benello, il Gaia ed il
Freja, che viste insieme all'Impala evidenziano l'evoluzione degli
ultimi anni '60 con il progressivo alleggerimento del dislocamento,
l'allungamento delle linee d'acqua ed il percorso verso la pinna
in ghisa di forma trapezoidale con il massimo spessore che si
sposta verso il basso; in queste piccole "Galapagos"
delle carene si può immaginare anche il raro S&S 34',
tra Freja ed Impala.
Quello che in comune si osserva è la distribuzione dei
volumi fra la metà prodiera e quella poppiera con volumi
più generosi verso prua e maggiore stellatura fra pinna
e timone e questa è una caratteristica che credo fondamentale
per la stabilità di rotta e la impossibilità a straorzare
di queste barche, perché queste sono le forme degli antichi
velieri lasciando le quali, oggi, si costruiscono barche che per
quanto si faccia, sono sempre molto meno capaci di "stare
in mare" . Le differenze: a)- Impala e S&S 34' sono barche
concettualmente diverse riguardo alla prismaticità dello
scafo con coefficiente maggiore per l'Impala che, in teoria, risulterà
meno veloce con le brezze ed un poco più veloce nelle velocità
elevate specie alle andature portanti, il maggiore coeff. prismatico
però consentirà all'Impala una minore propensione
a beccheggiare ed una minore sensibilità ai pesi posti
alle estremità (infatti all'S&S 34' è stato
disposto il motore praticamente a piè d'albero); in effetti
l'Impala passa sulle onde in maniera mirabile, quasi senza accorgersene
e senza la minima tendenza all'ingavonamento; b)- l'Impala ha
la poppa più larga con superfici abbastanza piatte dal
timone in poi, ottenuta in perfetto bilanciamento con le sue linee;
dopo tutta una storia di poppe piccole e volumi sfuggenti forse
dovuti al sistema di stazza, forse alla volontà di trovare
un perfetto bilanciamento con prue molto affilate, si disegna
qualcosa che non può non ricordare la classica tradizione
americana; ed è una mia chiara sensazione che nelle andature
portanti la barca trovi su queste superfici di poppa quel giusto
appoggio che contrasta l'innesco del rollio; c) l'Impala inoltre
ha già la forma della pinna come modificata nel S&S
34' MK2, mentre il timone è sempre quello del MK1, e io
non lo cambierei assolutamente sebbene abbastanza faticoso con
spy oltre i 15 nodi.
Il risultato é che quando la barca corre al giardinetto
con un'onda moderata, che sollevandosi a poppa non riesce ancora
ad inclinare sensibilmente lo scafo verso prua, a volte penso
che il mare è profondo in realtà solo alcune decine
di centimetri e noi stiamo correndo in un "fossato"
che non consente alla barca di muoversi in nessun modo; quando
l'onda è maggiore e solleva la poppa, in un primo momento
questa sembra ruotare e scivolare verso il cavo, ma è l'impressione
di un attimo, poi la barca scodinzola e si riprende, diritta in
rotta; un amico, che naviga spesso con noi, mi dice sottovoce;
" ...... fa come un gatto sul tappeto"; ed è
soprattutto per questo che non mi meravigliano le parole di Olin
Stephens: ".......... don't kick an Angel ! " .
Per quanto riguarda la capacità di risalire il vento non
ho mai avuto occasione di confrontarla con l'S&S 34' ma il
progetto non mostra sostanziali differenze, se non la diversa
prismaticità, e, nella pratica, abbiamo avuto molte soddisfazioni
lasciando di stucco barche modernissime; in più ho avuto
la soddisfazione di lasciare il timone correndo a 8 nodi di bolina
larga (effetto "fossato" o effetto "pubblicità
Q8") mentre vedevo diverse barche straorzare violentemente;
con venti inferiori si può lasciare il timone per diversi
minuti senza necessità di correggere, a volte, e con mio
disappunto, con vento sui 6-8 nodi, lasciando il timone ho guadagnato
anche mezzo nodo di velocità; è una barca che insegna
sempre qualcosa. Per non dire del comfort dovuto alla dolcezza
del movimento durante la bolina che ti fa arrivare a destinazione
molto più riposato degli altri. L'onda di prua non arriva
mai oltre l'albero (almeno finché gli spruzzi non cominciano
a "volare".
La costruzione è di ottima qualità, la pinna è
appesa con bulloni esterni, il pozzetto è grandissimo,
estremamente comodo e molto protetto, tre sentine separate (motore,
bagno e centro) l'interno dello scafo è rivestito in doghe
di legno, ma sono assenti finiture non necessarie; la semplicità
spartana, ma a volte geniale, della disposizione e dei particolari
la si apprezza maggiormente dopo aver navigato su barche più
moderne, allora si capisce meglio come ogni particolare sull'Impala
derivi da una lunga esperienza, quella dello studio S&S.
Barche sul panettone. Di ritorno dalla travagliata seconda edizione
della MiniGiraglia, che il Presidente della Delegazione LNI di
Capraia ha definito, con molta enfasi e con qualche ragione, "l'edizione
dei duri", abbiamo navigato verso Piombino e Punta Ala prima
con un grecale un pò rafficato dai 25 ai 30 nodi molto
stretto con randa terzarolata e motore, e grazie all'onda un poco
più larga del vento si procedeva con buona velocità,
ma col disagio di abbondanti sciacquate che volavano da prua fino
in pozzetto; poi il vento si è un poco allargato e ci ha
permesso di alzare un fiocco mantenendo la rotta, quando il vento
ha allargato ancora e le onde sono diventate meno ripide è
cominciato il divertimento; il vento reale era ora poco più
a poppa del dal traverso la velocità è salita oltre
i 7 nodi con puntate a 8, poi a 8,5.
Monica, un'amica che aveva sempre timonato con la ruota, ha preso
il timone un po' titubante per il timore di non poter controllare
la barca, anche perché appena provava a contrastarne i
movimenti sentiva la barra molto dura, ho ripreso il timone per
verificare il comportamento della barca in queste condizioni poco
frequenti e mi sono reso conto che la barca teneva l'andatura
da sola e che si poteva lasciare del tutto la barra: la barca
scodinzolava leggermente all'orza sventando un poco il fiocco,
riducendo la velocità un pò al di sotto dei 7 nodi
per poi ripoggiare dolcemente e riportarsi sui 7,5.
A questo punto Monica ha detto che, per i suio gusti, si rallentava
troppo; l'ho consigliata di correggere la barra usando solo la
pressione del dito indice per mantenere la barca in velocità,
e così è stato: oltre gli 8 nodi con la punta di
un dito
. Fausto che si godeva la velocità ed i movimenti
dolci della barca a un certo punto ha esclamato fra se:
.
Si va sul panettone! ; gli ho chiesto: cosa c'entra il panettone?
-si
. come il panettone
. Soffice! Nel frattempo nostra
figlia Divya di 10 anni ha dormito tranquillamente per tutta la
traversata. I "soliti inglesi" chiedono alle barche
di avere seaworthness e seakindness, ciòè di essere
dolci sul mare e di esserne degne; credo che la "Strega"
contenterebbe anche loro.
Alessio Chiaramonti (S&S Impala 35' - Strega)
PS: -La MiniGiraglia, nonostante il pochissimo vento e le onde
altissime che hanno messo a durissima prova attrezzature e stomaci,
è stata bellissima con cielo e isole che ci hanno offerto
spettacoli indimenticabili oltre alla accoglienza gentile e calorosa
della Lega Navale di Capraia e di tutti i "Capraiesi"(?)
-Solo Massimo, valentissimo cuoco, è rimasto deluso perché
in tutta la spedizione non è riuscito a cucinare nulla;
la prossima volta faremo la "coock & sail". -Se
conoscete altre barche che vanno sul panettone così, fatemelo
sapere, perché qualcuno in famiglia ne vorrebbe (sempre)
una più grande.
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