34' o 35' purché S&S di Alessio Chiaramonti (Impala
35 STREGA)
Il bell'articolo sull'annuario "Autumn 2003/2004" dell'Associazione
Sparkman&Stephens a proposito del 'S&S 34', barca di eccezionale
valore e successo per le sue vittorie, la bellezza delle linee,
l'aspetto classico ed elegante, la eccellente qualità della
costruzione e delle finiture, almeno nella versione inglese, (il
Morning Glory che ho avuto l'occasione di visitare alcuni anni
fa a Capraia) e definita da E.Heath la "Rolls delle barche",
sento il bisogno di parlare di una barca (ammetto, ...la mia barca)
meno blasonata la cui diffusione molto più limitata è
forse dovuta anche alla irripetibilità dell'insieme di
qualità e condizioni che hanno fatto la fortuna dell'S&S
34'. Parlo del progetto N° 2008 Impala/Sagitta 35'. Il progetto
è un doppio progetto perché era destinato ad essere
costruito in collaborazione da due cantieri: l'italiano CN'71
di Niccolò Puccinelli era incaricato di realizzare solo
la coperta e le relative controstampate, mentre un cantiere olandese
(di cui non ricordo il nome) avrebbe dovuto realizzare solo lo
scafo, e tutto ciò allo scopo di economizzare sulla costruzione
dei costosi stampi; in effetti poi la collaborazione non decollò
ed ognuno dei due cantieri realizzò la propria barca autonomamente.
Come ho prima accennato la produzione, per lo meno dell'Impala
35' fu limitata a poche decine di esemplari; forse quello fu un
momento di cambiamenti troppo rapidi nello IOR, nel '73 Doug Peterson
fece furore col suo Ganbare e lo stesso CN'71 iniziò la
costruzione dell'Impala 36' derivato proprio dal Gambare. Mentre
non ho notizie sufficienti sulla diffusione della Sagitta. Comunque
le ottime qualità dell'Impala 35' erano sicuramente riconosciute
dallo stesso Olin S. se alla richiesta di Puccinelli, alcuni anni
dopo, di progettargli un nuovo "35'" più moderno
rispose con una espressione tranchant: "....... don't kick
an Angel ! " . Per parlare del progetto, del quale non ho
purtroppo visto il disegno delle linee d'acqua, è comunque
obbligo partire dal S&S 34', tappa di quella evoluzione che
si studia girando per qualche cantiere livornese o viareggino
dove si incontrano fianco a fianco le barche del cantiere Benello,
il Gaia ed il Freja, che viste insieme all'Impala evidenziano
l'evoluzione degli ultimi anni '60 con il progressivo alleggerimento
del dislocamento, l'allungamento delle linee d'acqua ed il percorso
verso la pinna in ghisa di forma trapezoidale con il massimo spessore
che si sposta verso il basso; in queste piccole "Galapagos"
delle carene si può immaginare anche il raro S&S 34',
tra Freja ed Impala. Quello che in comune si osserva è
la distribuzione dei volumi fra la metà prodiera e quella
poppiera con volumi più generosi verso prua e maggiore
stellatura fra pinna e timone e questa è una caratteristica
che credo fondamentale per la stabilità di rotta e la impossibilità
a straorzare di queste barche, perché queste sono le forme
degli antichi velieri lasciando le quali, oggi, si costruiscono
barche che per quanto si faccia, sono sempre molto meno capaci
di "stare in mare" . Le differenze: a)- Impala e S&S
34' sono barche concettualmente diverse riguardo alla prismaticità
dello scafo con coefficiente maggiore per l'Impala che, in teoria,
risulterà meno veloce con le brezze ed un poco più
veloce nelle velocità elevate specie alle andature portanti,
il maggiore coeff. prismatico però consentirà all'Impala
una minore propensione a beccheggiare ed una minore sensibilità
ai pesi posti alle estremità (infatti all'S&S 34' è
stato disposto il motore praticamente a piè d'albero);
in effetti l'Impala passa sulle onde in maniera mirabile, quasi
senza accorgersene e senza la minima tendenza all'ingavonamento;
b)- l'Impala ha la poppa più larga con superfici abbastanza
piatte dal timone in poi, ottenuta in perfetto bilanciamento con
le sue linee; dopo tutta una storia di poppe piccole e volumi
sfuggenti forse dovuti al sistema di stazza, forse alla volontà
di trovare un perfetto bilanciamento con prue molto affilate,
si disegna qualcosa che non può non ricordare la classica
tradizione americana; ed è una mia chiara sensazione che
nelle andature portanti la barca trovi su queste superfici di
poppa quel giusto appoggio che contrasta l'innesco del rollio;
c) l'Impala inoltre ha già la forma della pinna come modificata
nel S&S 34' MK2, mentre il timone è sempre quello del
MK1, e io non lo cambierei assolutamente sebbene abbastanza faticoso
con spy oltre i 15 nodi. Il risultato é che quando la barca
corre al giardinetto con un'onda moderata, che sollevandosi a
poppa non riesce ancora ad inclinare sensibilmente lo scafo verso
prua, a volte penso che il mare è profondo in realtà
solo alcune decine di centimetri e noi stiamo correndo in un "fossato"
che non consente alla barca di muoversi in nessun modo; quando
l'onda è maggiore e solleva la poppa, in un primo momento
questa sembra ruotare e scivolare verso il cavo, ma è l'impressione
di un attimo, poi la barca scodinzola e si riprende, diritta in
rotta; un amico, che naviga spesso con noi, mi dice sottovoce;
" ...... fa come un gatto sul tappeto"; ed è
soprattutto per questo che non mi meravigliano le parole di Olin
Stephens: ".......... don't kick an Angel ! " . Per
quanto riguarda la capacità di risalire il vento non ho
mai avuto occasione di confrontarla con l'S&S 34' ma il progetto
non mostra sostanziali differenze, se non la diversa prismaticità,
e, nella pratica, abbiamo avuto molte soddisfazioni lasciando
di stucco barche modernissime; in più ho avuto la soddisfazione
di lasciare il timone correndo a 8 nodi di bolina larga (effetto
"fossato" o effetto "pubblicità Q8")
mentre vedevo diverse barche straorzare violentemente; con venti
inferiori si può lasciare il timone per diversi minuti
senza necessità di correggere, a volte, e con mio disappunto,
con vento sui 6-8 nodi, lasciando il timone ho guadagnato anche
mezzo nodo di velocità; è una barca che insegna
sempre qualcosa. Per non dire del comfort dovuto alla dolcezza
del movimento durante la bolina che ti fa arrivare a destinazione
molto più riposato degli altri. L'onda di prua non arriva
mai oltre l'albero (almeno finché gli spruzzi non cominciano
a "volare". La costruzione è di ottima qualità,
la pinna è appesa con bulloni esterni, il pozzetto è
grandissimo, estremamente comodo e molto protetto, tre sentine
separate (motore, bagno e centro) l'interno dello scafo è
rivestito in doghe di legno, ma sono assenti finiture non necessarie;
la semplicità spartana, ma a volte geniale, della disposizione
e dei particolari la si apprezza maggiormente dopo aver navigato
su barche più moderne, allora si capisce meglio come ogni
particolare sull'Impala derivi da una lunga esperienza, quella
dello studio S&S.
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