Capriccio è il disegno n.2035-C1 dello studio S&S:
si tratta di una versione in legno, leggermente modificata, dello
Swan 37. Viene progettata nellinverno del 1969-70, stagione
che segna il passaggio dal regolamento di regata RORC al nuovo
IOR in tutti i principali campi di regata. Perciò somiglia
alle barche che Stephens disegnava fino allanno precedente
per il regolamento RORC, ma al tempo stesso se ne distingue, essendo
più leggera, larga, e invelata.
Non è una barca dalle misure esasperate, come lo saranno
alcuni one tonner successivi (Kerkyra IV e Paxos ad esempio),
molto più larghi e potenti. Il committente è il
notaio Poeti di Senigallia, personaggio di rilievo per lo yachting
locale. La costruzione è affidata al Cantiere Carlini di
Rimini, sotto la diretta supervisione di Rod Stephens, che ne
segue la realizzazione ed esce in mare per le prime prove. Il
fasciame, la chiglia e gli interni sono in mogano, le ordinate
in acacia, i bagli laminati in spruce, per risparmiare peso in
alto. La coperta è di compensato con rivestimento in teak.
Il piano degli interni prevede cucina e carteggio ai lati dellentrata,
a poppa due cuccette sotto le sedute del pozzetto, verso prora
la dinette con 4 cuccette, poi il bagno, armadi, e infine due
brandine in tubo e tela nella cala vele. Non era stato previsto
un gavone per lancora a prora, per non appesantire le estremità
e penalizzare così il beccheggio. Il piano velico è
caratterizzato da un albero in legno posto quasi a centro barca,
il che determina un triangolo di prua molto importante e una randa
di dimensioni molto ridotte.
La coperta risulta molto ricca di ogni attrezzatura che possa
rendere più efficiente la manovra e migliorare la resa
delle vele: winches numerosi (9!) e grandi, scotte genoa rinviate
sopravento, rotaie dei fiocchi con i numeri stampigliati per la
regolazione. In aggiunta alle rotaie del genoa, troviamo a poppavia
unaltra rotaia per il floater, e verso prora ben 5 rotaie
per vari tipi di vela di straglio, da portare sotto lo spinnaker.
Concessione allindole crocieristica, una manica a vento
dorade, non prevista allinizio ma aggiunta in
corso dopera. Le linee mostrano una carena molto pizzicata,
con meno slanci rispetto ai one tonner precedenti, e sezioni in
cui è scomparso il raccordo tra scafo e pinna, la tanto
celebrata sezione a calice. La pinna è dotata di trim-tab,
il secondo timone posto allestremità poppiera della
deriva, che era stato sperimentato con successo sul 12 metri Stazza
Internazionale Intrepid, dimostratosi imbattibile nelle regate
di Coppa America. Cadrà poi in disuso negli anni successivi
perché troppo penalizzato dalla stazza.
Alla prova dei fatti il progetto non deluse le aspettative: Stormy
Petrel, uno Swan 37 modificato, di un armatore australiano, vinse
nel febbraio del 71 la One Ton Cup svoltasi nel Golfo di
Hauraki in Nuova Zelanda.
Capriccio invece, dopo il varo avvenuto nel luglio del 70,
ha vissuto la sua stagione agonistica piazzandosi spesso ai primi
posti nelle classiche regate del bacino adriatico, la Transadriatica
(Trieste-Tremiti-Spalato), la 500x2, e varie edizioni della Pesaro-Ancona;
in tutte queste regate è sempre stata condotta da un equipaggio
di appassionati velisti di Senigallia.
Tra le crociere invece, da ricordare quella dellestate del
76, effettuata dal secondo armatore, lavvocato Giombetti,
che aveva comprato la barca nel 72, e ha portato Capriccio
sino alle coste della Turchia, per poi fare ritorno a Senigallia,
sempre navigando con soddisfazione e senza rotture. Nel 1984 ancora
un passaggio di mano, poi nellautunno del 2002 viene acquistata
dagli attuali armatori, che la trovano in discrete condizioni,
bisognosa più che altro di un sostanzioso lavoro di ripristino
delle vernici e di sostituzione delle manovre fisse; la struttura
si rivela molto solida e in buonissimo stato.
Dopo averci navigato svariate centinaia di miglia, le sensazioni
sono quelle che Capriccio comunica al primo sguardo: è
molto marina, veloce anche con poco vento, molto sensibile alla
distribuzione dei pesi. Capace di ottime velocità medie,
dà la sensazione, tipica dei dislocamenti pesanti, di non
poter in nessun modo oltrepassare il limite di velocità
imposto dalla lunghezza, circa sette nodi e mezzo.
Landatura preferita è la bolina con vento duro, che
procura grande soddisfazione, anche se il timone richiede un certo
sforzo, in quanto la barca mostra in queste condizioni una accentuata
tendenza orziera.
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