Il sito delle barche Sparkman & Stephens in Italia
   
 
 
 
   
   
   
   
   
   
   
   
 

Agea

Zuanelli 40
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Cantiere: Zuanelli
Costruzione: 2009
Matriale: VTR
Disegno S&S: 2481.1
Lunghezza f.t.:
12.30 m
Lunghezza al gall.:
10.35 m
Larghezza:
3.90 m
Immersione:
1.95 m
Dislocamento:
9.000 Kg
Zavorra:
3.600 Kg
Superficie Velica: 92.00 mq
Randa:  
Genoa (150%):  
Gennaker: 130 mq
Motore: Volvo Penta 2009 55 Kw
Aurora
 
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A Padenghe sul Garda, poco distante da Desenzano, in quella parte della nostra Penisola nota per avere generato tanti uomini seri e dediti totalmente al proprio lavoro, si trovano i capannoni di Zuanelli, al coperto dei quali, oltre ai numerosi nidi di rondini che rendono l'atmosfera serena e piacevole, vedono i propri natali e trovano riparo e amorevoli cure le barche forse tra le più belle e meglio costruite che la cantieristica mediterranea sia oggi in grado di offrire: i velieri di Zuanelli, sei modelli da 30 a 50 piedi, costruiti su disegno di Sparkman & Stephens, Roberto Starkel e Alain Jazekel.

L'azienda fu fondata nel 1972 con il preciso proposito di diventare l'importante realtà che è oggi, dal capostipite della famiglia Piero Zuanelli, che ancora oggi, coadiuvato dall'abilissima e attenta consorte, la Signora Fiore Angela, è l'anima trainante del cantiere, passato ormai nelle mani dei figli, Francesca e Mario. Quest'ultimo, quarant'anni appena compiuti, si può definire il cantautore, il poeta delle proprie barche.

Se avrete la fortuna di andare a visitare il cantiere e sarete accompagnati appunto da Mario, non potrete fare a meno di ascoltarlo con appassionata partecipazione, e forse anche un po' di invidia, per il suo poter "vivere" con trasporto totale la nascita e crescita di questi gioielli. Non si devono però scordare le maestranze, in particolar modo i carpentieri, che, partendo da un tronco di teak o ciliegio sono in grado di creare un oggetto d'arte.

Mario Zuanelli infatti non cessa di ripetere di essere un grande amante della vetroresina, ma limitatamente al suo utilizzo quale materiale per costruire scafi e coperte, tutto il resto deve essere realizzato in pregiate essenze di legno. Ed è proprio per questa ragione che in cantiere sono alla continua ricerca di "giovani di bottega" da allevare (a volte per tre/quattro anni), fino a quando, terminato l'oneroso apprendistato, vengono promossi al grado di "maestri d'ascia" e diventano i veri artefici della trasformazione in realtà dei sogni dei clienti. Tutte le barche Zuanelli sono custom made, anche quelle di 10 metri. Questa caratteristica è insolita, soprattutto per le piccole imbarcazioni che generalmente sono realizzate esclusivamente in serie.

L'armatore di una barca Zuanelli è (deve esserlo) un grande appassionato e un po' feticista, è disposto ad attendere qualche settimana o mese in piu' rispetto ad altri cantieri prima di potere avverare il proprio sogno di divenire armatore, perché qui non si costruiscono più di due o al massimo tre imbarcazioni alla volta. L'azienda infatti, per precisa scelta, conta solo una dozzina di persone impiegate a tempo pieno.

Non si presenta certamente come le grandi catene di montaggio francesi, e neppure con la tipica organizzazione teutonica, anzi, nei capannoni di Padenghe regna sovrano un apprezzabile disordine, tipico e caratteristico di chi non dedica troppo tempo e mezzi all'aspetto esteriore, ma piuttosto al prodotto. Anche i depliants del cantiere rispecchiano questa filosofia, non sono infatti stampati su carta patinata da 300 grammi e disegnati da grafici famosi, e illustrati con costose fotografie di maestri dello scatto, ma sono fogli assemblati in casa, con le informazioni che servono. Qui si bada alla sostanza e non all'apparenza.

Un'altra rarità, non solo in Italia ma anche in Nord Europa dove normalmente assemblano scafi prodotti da terzi, è che a Padenghe tutta la vetroresina è lavorata in casa, in un apposito capannone a temperatura controllata. Gli scafi, una volta estratti dallo stampo, vengono trasferiti in un altro capannone, dove si procede al montaggio delle paratie (strutturali e resinate allo scafo/coperta) e le coperte, opportunamente sigillate, sono saldamente avvitate con bulloni passanti a distanza ravvicinata (uno ogni 10 centimetri) sulla larga flangia ricavata nello stampo dello scafo. Come se ciò non bastasse, la giunzione scafo/coperta viene tutta "fazzolettata", lavoro che per una imbarcazione di 40' impegna due artigiani per una intera settimana.

Il teak di coperta, se il cliente lo richiede (legno massello dello spessore di 12 mm finito), proviene anch'esso dallo stock messo a stagionare anni prima in una angolo del vasto capannone, viene tagliato in lunghe doghe, di sezione larga, e posato con una cura e meticolosità che è difficile da descrivere. Ogni doga o pezzo di cornice è incollata e non avvitata, al fine di evitare di forare la coperta, e di non doversi trovare dopo pochi anni a preoccuparsi dei tappi sopra le viti che "saltano". I bulbi alari a profilo NACA sono realizzati in fusione di piombo al 4,5% di antimonio, sono fissati agli scafi tramite i loro prigionieri annegati, con dadi, controdadi e contropiastre su una struttura armata in chiglia.

Gli skeg sono strutturali e armati, i timoni hanno anima e losca in bronzo (solo nel 50 piedi è invece in acciaio AISI 316 L), tutti i passascafi e le prese a mare sono in bronzo marino, la ferramenta di coperta è perfetta (bisogna vedere le barche di vent'anni prima i cui pulpiti e candelieri sono tutt'oggi immacolati e privi di quelle brutte "gore" giallastre, per apprezzarne in toto la qualità esecutiva e dei materiali), ogni particolare, anche il più piccolo e apparentemente insignificante viene discusso tra un componente della famiglia Zuanelli e l'armatore, fino a trovare una perfetta soluzione. L'impianto elettrico, con il quadro e tutti i cablaggi (vera nota dolente della maggior parte delle imbarcazioni moderne) è progettato e viene controllato dallo studio di Davide Zerbinati, e questa, soprattutto per i lettori di Bolina, dovrebbe essere una garanzia che non necessita ulteriori approfondimenti.

Insomma, a poco più di un'ora di macchina dal centro di Milano esiste un cantiere che non è diverso dal vecchio sarto di famiglia e che non teme confronti con i forse più famosi cantieri Nordici. Zuanelli si prende anche carico di effettuare ristrutturazioni sulle proprie barche che lo necessitino, anzi, bisogna dire che in famiglia sono ben contenti di potere lavorare su una barca vecchia di 25 anni o più, perché è un'ottima occasione per potere verificare in prima persona le tecniche adottate anni prima nella costruzione, ed eventualmente apportare le necessarie modifiche (sono bravi, ma neppure loro sono perfetti!). E' per questa ragione che diversi armatori sono ben lieti di sopportare le non poche peripezie e ingenti spese di trasporto dai litorali salati al piazzale di Padenghe, per trasportare le proprie creature al cantiere d'origine, quando si renda necessario eseguire un importante lavoro di ristrutturazione.

Tutti i velieri di Zuanelli sono stati concepiti espressamente per il diporto nautico, nel commissionare i progetti non vi è stata nessuna mezza misura o assurdo pentimento del genere "voglio una comoda barca da crociera ma con doti velocistiche da pretendente al trofeo di Coppa America". Dopo avere rilevato lo stampo della gloriosa Alpa 34 nel 1977 (disegno Sparkman & Stephens 70 unità varate con la sigla Z34), Pietro Zuanelli decise che era venuto il momento di contattare lui stesso il glorioso studio di New York e di commissionare un progetto ad hoc per una barca di 12 metri.

Fu così che Alan Gilbert, allora capo ingegnere di S&S, elaborò espressamente per la Zuanelli le linee d'acqua del Tartan 40 (disegno S&S 2481) e realizzò lo Z40: opera viva classica, grandi doti marine, appendici aggiornate, coperta completamente nuova e studiata con la tipica intelligenza e praticità per cui lo studio si è reso famoso nel mondo intero, soluzioni interne (ogni allestimento è costruito secondo le precise esigenze del committente) pratiche ed efficienti. L'ultima varata di questa più che fortunata serie, la numero 35 (il nome della barca lascia chiaramente intendere quale sia il suo punto d'arrivo: Taipì…), gode rispetto ai primi scafi, di notevoli aggiornamenti tecnici, che si riferiscono in principal modo all'utilizzo della pompa sottovuoto nel realizzare le parti in vetroresina, dell'uso della resina vinilestere, decisamente più leggera della poliestere e con maggiori garanzie contro l'osmosi, di una coperta in sandwitch con "pelle" in aramat e interno in quadrettato di airex, stessa tecnica utilizzata per l'opera morta dello scafo.

Tutti questi aggiornamenti hanno permesso un risparmio di quasi 800 Kg. Rispetto al progetto originario, a totale beneficio della rigidità complessiva e delle caratteristiche marine. Gli alberi sono, salvo diversamente chiesto dall'armatore, allestiti appositamente da Cariboni, e anch'essi sembra debbano durare in eterno. Anche se lo Z40 è certamente la "barca simbolo" del cantiere Zuanelli, non possiamo non spendere anche qualche parola per alcuni dei loro modelli meglio riusciti, che non sono certamente inferiori come qualità, come ad esempio il 30 piedi Fax (il progettista era solito inviare i disegni a mezzo facsimile, in un'epoca in cui non c'era ancora la posta elettronica, e quindi parve naturale chiamare Fax il nuovo modello!), disegnato dal genio sregolato di Alain Jezkel, e l'ammiraglia, una barca di 50 piedi armata a sloop eseguita su disegno di Roberto Starkel, il famoso progettista triestino, meticoloso e attento, capace di fornire disegni esecutivi di dettagli di una precisione imbarazzante, che per questo veliero ha disegnato linee d'acqua moderne e un layout di coperta e interni più che classici. Alla realizzazione delle barche Zuanelli collaborano diverse persone esterne, tra cui non si può non citare Alessio Liuni, designer romano, giovane e brillante, forte di un'esperienza insostituibile alle spalle: è stato allievo di S&S a New York.

 
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