Il sito delle barche Sparkman & Stephens in Italia
   
 
 
 
   
   
   
   
   
   
   
 

Morning Series

S&S 34
CARATTERISTICHE PRINCIPALI
Cantiere: Aquafibre
Costruzione: 1971
Matriale: VTR
Disegno S&S: 1959
Lunghezza f.t.:
10.23 m
Lunghezza al gall.:
7.37 m
Larghezza:
3.08 m
Immersione:
1.78 m
Dislocamento:
4.171 kg
Zavorra:
2.368 Kg
Superficie Velica: 42.7 mq
Randa: 18 mq
Genoa (150%): 36.7 mq
Spinnaker: 77.7 mq
Motore: Yanmar 3GM30, 1997
 
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La barca che certamente ha suscitato il maggior interesse parte del pubblico, e che ha avuto più successo, tra quelle progettate dalla Sparkman & Stephens Inc. di New York, è quella nota con la sigla S&S 34. Fu disegnata nel 1969 per conto di un cliente britannico, Mike Winfield della Winfield & Partners Inc., che aveva fatto espressa richiesta per un piccolo veliero da crociera/regata oceanica.

Il successo di questo modello fu strabiliante, e non solo perché uno dei primi clienti ad ordinarne una fu Sir Edward Heat, all’epoca membro del Parlamento, e poi Primo Ministro del Governo di Sua Maestà, ma anche perché la costruzione, seguita direttamente dagli ingegneri della S&S in ogni sua fase, era eccezionale. Il cantiere decise sino dall’inizio di non costruire più di 48 unità all’anno, in modo tale da non comprometterne la qualità (il primo anno, a gennaio, immediatamente dopo la presentazione al Salone di Londra, già 33 contratti d’acquisto erano stati firmati, da clienti sia inglesi sia americani).

Forse una delle prime barche disegnate con un orientamento già indirizzato verso le nuove regole di stazza IOR, l’S&S 34 è un piccolo veliero assai elegante, in cui si coglie tutta la positiva influenza del RORC (Royal Ocean Racing Club), infatti ha slanci alquanto pronunciati, bordo libero basso e cavallino, poco pronunciato ma elegante nella sua linea gentile, sezioni dello scafo arrotondate, che mostrano già una leggera campanatura verso il trincarino; pinna a "squalo", timone separato con uno skeg importante.

L’armamento è a sloop in testa d’albero, con sartie volanti alte, e un piano velico caratteristico per quell’epoca, in cui si accentuava la superficie del fiocco (160%) su quella di randa. Le doti di questa barca erano e sono ancora oggi eccezionali soprattutto nelle andature di bolina, anche se la tendenza è quella di andare all’orza, ma basta avere la mano leggera nella regolazione di randa, che subito il timone si alleggerisce e la barca cessa di essere eccessivamente ardente. Il baglio massimo generoso (non si deve pensare alle barche di oggi, per una barca di 10 metri della fine degli anni ’60, i suoi 3.07 metri erano considerati tanti) ha dato la possibilità ai progettisti di disegnare una sistemazione degli interni decisamente logica e funzionale.

Entrando sotto coperta dal voluminoso tambuccio centrale, sulla dritta si trova l’angolo cucina, ben equipaggiato con fornello, lavello in acciaio inox e ghiacciaia, sulla sinistra, la cuccetta del navigatore, che si estende sotto la panca del pozzetto, e la cui testata funge anche da sedile per chi lavora al tavolo da carteggio, esattamente alla sinistra della scaletta di ingresso. Un quadrato spazioso, con due divani, uno per ogni murata e tavolo dotato di una base telescopica che gli permette di essere abbassato, in modo tale che la cuccetta di sinistra diviene all’occasione una confortevole matrimoniale.

A proravia della dinette si trova una paratia, e poi il bagno passante, un’altra paratia e poi la cabina di prua con cuccette in tubolare abbattibili, tali da lasciare spazio al generoso corredo velico di cui erano solitamente dotate queste barche, originariamente acquistate quasi tutte da armatori regatanti, piuttosto che da croceristi.

Per il motore, di serie il cantiere forniva un Volvo Penta da 17 CV, ma era possibile pagare un sovrapprezzo ed avere in dotazione il Farymann da 12 CV. Per la sua sistemazione si è trovato un posizionamento, dettato dallo spirito regatante dei progettisti, a centro barca, immediatamente a poppavia dell’albero. Ciò, oltre ad avere il chiaro vantaggio di offrire totale accesso sui quattro lati (cosa ancora oggi poco vista soprattutto su barche piccole), aveva l’ovvio scopo di posizionare un peso non indifferente, in proporzione a quello della barca, in centro e in basso, con conseguenze positive sulla stabilità della barca.

La barca, che venne proposta ad un prezzo all’epoca considerato basso, circa $ 40.000, fu costruita da Winfield & Partners, che e poi cedette la licenza alla Aqua Fibre Ltd, un altro cantiere inglese. Nello stesso tempo si iniziò a produrla anche in Australia, dove il successo fu senza precedenti. Proprio in quel paese, dove le condizioni del mare sono generalmente note per essere dure, l’S&S 34 si è guadagnato tutte le vittorie della celebre regata Sidney – Hobart, dal 1969 al 1974.

A tutt’oggi la flotta più importante, da un punto di vista numerico, di S&S 34 si trova proprio concentrata in Australia. Ricordiamo anzi a questo punto che il diciassettenne australiano Jesse Martin ha terminato un giro del mondo senza scalo, a bordo di Lionheart, un S&S 34, entrando di diritto nel libro dei records del World Sailing Speed Records Council come il più giovane navigatore ad avere circumnavigato il globo senza assistenza esterna.

 
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