Trascorsa la "solita" gavetta velica fatta di navigazioni
su ogni tipo di imbarcazione di amici e conoscenti sia per regate
che per passeggiate, guadagnata la patente a Fiumicino, concluso
il liceo e terminata la mia carriera agonistica di windsurf nella
nazionale italiana
..l'amore per il mare e la vela aumentano,
tra le varie strade si prospetta un imbarco come 2° su uno
sloop di 16 metri
..lo prendo al volo
.lo vivo per quattro
anni, decido della mia vita ed inizio a cercarmi una barca.
Non ho le idee chiare perciò inizio a girare per la penisola
.ma
la "mia barca" è a pochi passi da me. Dopo un
anno di inutili ricerche ho notizie di una barca ferma, sequestrata
da cinque anni in un certo cantiere, mi attivo subito: è
una Freya 45 del cantiere Benello di Livorno, gloriosa barca di
Sparkman & Stephens degli anni 70, si chiama Freya II°,
scafo di vetroresina, interni in teak.
Inizio a seguire il fallimento, le varie "presunte"
aste e dopo otto mesi di agonia la barca è mia, altri quattro
mesi di carte bollate con il cantiere custode e la ottengo veramente!
È il 3 Agosto 1996. Le sue condizioni sono pietose e rispecchiano
i sei anni in secco pieni di ruberie e maltrattamenti. Un solo
giorno in acqua, e subito a Castiglione della Pescaia presso il
Cantiere Navale 71 (quello degli Impala) ove con l'aiuto di un
amico, e la collaborazione di Angelo (per la verniciatura e la
vetroresina) in sei mesi rifacciamo gli impianti, controlliamo
il motore, smontiamo e revisioniamo i wc Blake, il salpa-ancora
Orvea, tutti i dieci winch presenti, cambiamo il frigorifero,
sostituiamo il sartiame, rintracciamo le vele (asportate e rivendutemi),
visite Rina, documenti vari e a Maggio 1997 il "varo ufficiale":
scafo riverniciato, coperta completamente rifatta,(pozzetto in
teak e antisdrucciolo con microsfere, eliminate alcune zone di
delaminazione) tappezzerie cambiate
.Sono in regola
per la mia prima stagione da Skipper, col passare delle miglia
comincio a capire cosa significa navigare dolcemente con uno scafo
lungo e stretto, pesante ma docile sull'onda e capace di cavarsi
d'impaccio in ogni occasione, insomma navigare in sicurezza, facendo
volentieri a meno di molte "comodità interne"
sfruttabili solo in porto, presenti ormai in tutte le barche d'oggi.
Passa un anno e nel Maggio 1998 le operazioni di carenaggio dovevano
essere una normale "routine", ma invece scopro bolle
d'osmosi, decido comunque di fare la stagione e mi prenoto per
un trattamento antiosmosi a partire da Settembre. Il secondo anno
da Skipper è andato bene e durante lo stesso anno ho conosciuto
Manuela, una ragazza australiana a cui piaceva il mare
diventò
il mio mozzo, la mia futura socia, mia moglie.
Il cantiere da noi scelto per trattare l'osmosi si rivela inaffidabile
e così arriviamo all'estate 1999 senza barca (era stata
sabbiata e rimasta chiusa nel cantiere con problemi burocratici),
persa ogni speranza scopriamo che a volte è vero che non
tutti i mali vengono per nuocere
..un broker, infatti, ci
offre una barca gemella della nostra: "Taotaj", è
da sistemare ma è in acqua e vista la conoscenza che abbiamo
di tale scafo, la nostra manualità e non ultima la disponibilità
immediata del posto barca di Freya II°, la acquistiamo, effettuiamo
dei lavori per renderla nuovamente sicura e riusciamo a salvare
un po' la nostra stagione: è il 15 Luglio 1999.
Siamo ormai armatori di due barche gemelle di Sparkman & Stephens
che dovremo rendere all'altezza del nome per la stagione 2000,
a Settembre le portiamo quindi a Fiumicino (una via mare e una
via terra affrontando anche i problemi e le spese di un "trasporto
eccezionale", organizzato in due mesi ed effettuato in tre
giorni per duecento km) dove in un cantiere effettuiamo personalmente
tutti i lavori esclusi quelli su vetroresina e verniciatura scafo.
Le due barche costruite agli inizi degli anni settanta in sandwich
di airex e vetroresina, furono costruite molto bene sia nella
struttura che negli impianti, semplificando così i nostri
interventi, l'esperienza e le conoscenze acquisite con i lavori
svolti sulla prima delle nostre imbarcazioni ci hanno permesso
di andare a "colpo sicuro" sulle operazioni da effettuare
sulla seconda. In entrambe per gli interni abbiamo smontato tutto
il possibile, e ripassato nuovi fili elettrici, tubi dell'acqua,
gas e gasolio, levigato e ritrattato tutti i legni con prodotti
adeguati, smontato e resinato dall'esterno i serbatoi di alluminio
di combustibile ed acqua, creato un vano sicuro per la bombola
del gas cucina, sostituito le pompe di sentina, cambiato il motore
e la piastra dei frigoriferi, ricoperto le tappezzerie, sostituito
gli strumenti con dei nuovi (GPS, vento, log scandaglio) mentre
i motori entrambi Volvo Penta per fortuna stavano bene. All'esterno
abbiamo smontato tutta la ferramenta dalla coperta pulendola e
revisionandola, sostituito tutta la viteria, rianodizzato le rotaie
del fiocco e ricromato alcuni accessori, abbiamo staccato tutto
l'antisdrucciolo tread master (con martello e scalpello dato che
era incollato con la resina epossidica) di colore grigio scuro,
ottimo come antiscivolo, ma esteticamente orribile oltre che rovente
d'estate, individuato e curato le poche zone delaminate (tagliando
il pezzo dall'esterno e rincollandolo con la resina sull'airex
del sandwich) e stesi i primer dovuti abbiamo dato un nuovo antisdrucciolo
bianco con microsfere.
Sulla seconda barca abbiamo riverniciato l'albero ed il boma,
di bianco, operazione effettuata "contro tendenza",
infatti tutte le persone interpellate ci avevano detto di scartavetrare
l'alluminio fino a levare l'anodizzazione e poi riverniciare,
noi però non eravamo convinti, infatti se la vernice fosse
saltata, il "povero Canalini", ormai nudo sarebbe stato
mangiato dalla salsedine in poco tempo, abbiamo così deciso
solo di carteggiarli con carta vetrata molto fine, dargli due
mani di primer specifico e poi verniciarli con vernici polimetanica
bicomponente.
Ad undici mesi dalla loro effettuazione non è saltata la
vernice in nessuna parte, e comunque anche se ciò dovesse
avvenire, l'albero peccherebbe esteticamente ma rimarrebbe protetto
dalla vecchia anodizzazione. L'albero è stato accorciato
anche di 7cm, tagliando la parte corrosa dal contatto con la scassa
d'acciaio e riportata l'altezza originale inserendo un tacco di
legno massello sotto la scassa.
Sulla coperta abbiamo effettuato vari cambiamenti per renderla
più "consona" al nosto tipo di navigazione: rivisto
la disposizione dei winch in tuga, aggiunto due winch Lewmar 65
per le scotte del fiocco (trovati grazie alle inserzioni di Bolina),
winch già presenti su Freya II, acquistato n°6 oblò,
montati al posto del pespex presente sul rialzo della tuga in
modo di avere all'interno più aria e più luce. Con
l'aiuto del resinatore del cantiere abbiamo modificato l'ingresso
sotto coperta che era "oceanico" (nel punto più
alto della tuga) facendo un taglio ed un corridoietto di 70 cm,
per metterlo in comunicazione col pozzetto. Sacrificando poco
spazio della cabina di poppa abbiamo reso l'entrata molto più
agevole e poi dal timone ora si può tenere sotto controllo
la dinette.
L'opera morta è stata carteggiata, stuccata e riverniciata
a gel coat dagli operai del cantiere, mentre per l'opera viva
inizialmente noi abbiamo levato con lo sverniciatore le varie
mani di antivegetativa, ma poi, essendo già in capannone
e senza albero, abbiamo deciso di fare effettuare anche qui il
trattamento antiosmosi dal cantiere, naturalmente abbiamo sostituito
passascafi e prese a mare. Per quanto riguarda i trattamenti antiosmosi,
dobbiamo dire che è la prima volta che vediamo accelerare
le operazioni di asciugatura applicando la tecnica del sottovuoto,
aspirando cioè aria con una pompa speciale attaccata di
volta in volta a settori dell'opera viva.
I problemi non sono mancati, ma bisogna tener presente che essendo
la barca il nostro unico lavoro, noi ci siamo dedicati ai restauri
a tempo pieno, non sottovalutando mai nessun ostacolo, facendo
tesoro dei segreti e delle esperienze carpiti vivendo per lunghi
periodi nei due cantieri dove ci siamo appoggiati. In totale quattordici
mesi di lavoro in due riprese per avere due barche nuovamente
all'altezza del loro nome.
Dobbiamo dire che le maggiori difficoltà le abbiamo riscontrate
nel trovare personale con una adeguata preparazione, delicatezza
e perizia giusta nel fare il proprio lavoro, troppo spesso abbiamo
sentito dire:"taglialo con il frullino
buttalo
e mettilo nuovo
."
Anche il reperimento di pezzi di ricambio sia dei motori che delle
attrezzature veliche, ma anche la semplice bulloneria di taglio
non standard è stato abbastanza difficoltosa anche per
noi muniti di Partita I.V.A, già, perché per un
"comune mortale velista" molte porte sono già
chiuse in assenza di Partita I.V.A, come se si volesse penalizzare
chi vuole fare lavori in prima persona. Ora abbiamo due barche
bianche, dalla linea elegante, la chiglia lunga, due Sparkman
& Stephens alla "vecchia maniera" con cui svolgiamo
a Punta Ala il lavoro di Scuola Vela e Noleggio con equipaggio,
un servizio del tutto esclusivo per i nostri clienti, pienamente
coerente con lo stile classico e raffinato di S&S, così
è nata la nostra compagnia: "Freya Sailing".
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